Roger Federer by Chris Bowers

Roger Federer by Chris Bowers

autore:Chris Bowers [Bowers, Chris]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Solferino
pubblicato: 2023-01-15T00:00:00+00:00


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Nel 2007, annata finale del quadriennio d’oro 2004-2007 che segnò il culmine della sua carriera, Federer arrivò di nuovo vicinissimo a bissare il record di Rod Laver. Vinse altri tre Grandi Slam e se non fosse stato per due miseri set, e lo zampino del guastafeste Nadal, si sarebbe accaparrato anche il quarto. Tuttavia, con il 2007 si concluse il suo dominio incontrastato e le avvisaglie della fase successiva, la cosiddetta era dei «big four», erano ormai sempre più palesi.

Non che il decimo Slam dello svizzero, il suo terzo Australian Open, fosse privo di qualità. Se la vittoria a Melbourne del 2006 era stata contrassegnata dall’emotività di Roger, il marchio di fabbrica dell’edizione 2007 fu l’impeccabilità del gioco. Non dover sfidare Nadal aiutò: dall’esaltante vittoria in cinque set riportata su Andy Murray al quarto turno lo spagnolo uscì con un infortunio che ai quarti di finale lo rese impotente contro le bordate di Fernando González. Federer giocò però due partite meravigliose e, data la sua forma smagliante, è possibile che Murray e González abbiano risparmiato a Nadal una batosta.

L’arida statistica attesta che lo svizzero divenne il primo, dopo la vittoria di Björn Borg al Roland Garros del 1980, a trionfare a un Grande Slam senza perdere un set e il primo dopo l’exploit di Ken Rosewall nel 1971 ad accaparrarsi in tal modo l’Australian Open. Ma le statistiche non rendono giustizia al modo in cui Roger asfaltò Novak Djokovic al quarto turno e Andy Roddick in semifinale.

Era la prima volta che lo svizzero incrociava il serbo dopo il teso match di Coppa Davis disputato quattro mesi prima a Ginevra. Nel frattempo le quotazioni di Djokovic, giunto a Melbourne due settimane dopo il trionfo del torneo di Adelaide, erano cresciute. Gli osservatori speravano in una partita epica, ma Federer si limitò ad alzare il livello del gioco e vinse 6-2, 7-5, 6-3. Sopra la rete Roger comminò una stretta di mano più sbrigativa del solito a Djokovic, che però sorrideva e sembrava desideroso di complimentarsi con l’avversario. Si aveva l’impressione che il tête-à-tête di Madrid non avesse cancellato del tutto la stizza accumulata nel litigio in nazionale.

L’altra performance memorabile del torneo Federer la mise a segno contro Andy Roddick, costretto nuovamente a pagare con gli interessi il commento, all’epoca peraltro verosimile, secondo cui sarebbe ormai stato «sempre più vicino» allo svizzero (vedi p. 249).

In finale, pur non compiendo una prestazione all’altezza del solito cartellone «genio all’opera» esibito sugli spalti, Federer riuscì a liquidare senza problemi il cileno González. Nel primo set, in svantaggio 4-5 sul servizio di González, Roger dovette salvare due set point e poco dopo, appellandosi al sistema di linea elettronico, il cui responso gli fu favorevole, ottenne un vantaggio decisivo all’inizio del tiebreak. L’aura che lo svizzero si era costruita negli anni faceva sì che il cileno dovesse giocare non soltanto contro di lui ma anche contro la sua reputazione. Con il prosieguo della partita, la tensione logorò lo sfidante e Federer si aggiudicò il titolo 7-6, 6-4, 6-4.



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